L'arte di
Richard Haas è a un tempo assolutamente realistica e assolutamente fantastica. Essa si prefigge di rendere reali cose irreali, perciò si differenzia totalmente dal nuovo realismo che tanto interesse ha suscitato nell'ultimo decennio; infatti, mentre gli esponenti di questa corrente partono da immagini del tutto reali e nel trasporle sulla tela le rendono in certa misura irreali, Haas fa il contrario: immagina elementi architettonici e li dipinge in contesti nei quali assumono una certa realtà, quasi una vita propria.
Egli dipinge edifici, o parti di edifici, ma i suoi temi vanno ben oltre l'elemento architettonico in sè, il cui carattere specifico - per quanto Haas ami i suoi soggetti - è secondario; ciò che più conta è che le sue creazioni, pur nella loro varietà, concorrono a creare la visione coerente di un luogo, una visione che nella sua unitarietà è non meno importante del messaggio di ciascuna opera. Ma il mondo di Haas, opur essendo immaginario, non è remoto: anzi, la sua attrattiva deriva in parte dal fatto di sembrarci tanto vicino, tanto più accessibile degli universi immaginari di molti altri pittori. Si ha l'impressione che quel mondo potrebbe davvero esistere, tanto è convincente e seducente la sua prossimità al reale. Si tratta, ovviamente, di un universo di perfezione architettonica, in cui le case belle restano e quelle brutte scompaiono, in cui la bella architettura è acclamata e alla brutta non è concesso di esistere.