La famiglia Callori
La storia di Vignale, per almeno cinque secoli, è stata fittamente intrecciata con quella dei Callori e con quella della loro dimora nobiliare posta al centro del nucleo abitato.
I Callori appartengono ad una antica stirpe astigiana che nei secoli XII e XIII diede al comune di Asti consoli e procuratori.
Il “Codex Astensis” riporta come, nel 1149, ai patti di fedeltà tra i marchesi di Occimiano, i signori di Lanerio e la città di Asti, per la cessione di Vignale, tra i consoli del comune di Asti fosse presente un Guillemus Calorius.
Altri Callori sono documentati ad Asti fino al 1276.
Abbandonata Asti i Callori stabilirono la loro residenza a Vignale e, successivamente, a Casale.
Nel 1536 acquisirono 1/9 del feudo ed il castello di Vignale. Nel 1546 Percivallo Callorio, in qualità di commissario monferrino per conto della duchessa Margherita Paleologa, dovette stabilire la sua residenza a Casale. In una supplica del 1574 Melchiorre Callori descrisse le tragiche condizioni a seguito dell’assedio e della distruzione di Vignale nel corso della guerra franco-spagnola. Federico Callori venne nominato conte di Vignale nel 1652 dal duca Carlo II Gonzaga. Sul finire del Seicento Antonio Callori risultava quale governatore del Monferrato per conto dei Gonzaga. Nel 1703 il borgo di Vignale venne eretto in Contado a favore dei conti Callori di Casale, questi rimasero proprietari dell’omonimo palazzo vignalese fino al 1976, anno in cui la Regione Piemonte acquisì l’immobile.
Il palazzo Callori di Vignale
La dimora nobiliare viene citata per la prima volta, nel febbraio 1685, in una lettera al duca Ferdinando Gonzaga che descriveva il “Gran ballo di carnevale” tenutosi nel palazzo nel corso del 1683. Si può presumere che l’edificio sia sorto su preesistenze medievali e ruderi romani e che sia stato definito nelle sue articolazioni nel corso di ampliamenti e successive riplasmazioni. È noto che, sino al momento del trasferimento nel nuovo palazzo, la dimora dei signori di Vignale era rappresentata dall’antico castello, abbandonato definitivamente a seguito dei saccheggi e delle distruzioni compiute nel corso della battaglia del 1691.
Ancora nel 1862, durante la visita di Don Bosco ai conti Callori, i giovani del suo oratorio vennero accompagnati a visitare le rovine dell’antico castello nel contesto delle quali era la cappella mortuaria della famiglia.
L’esistenza del palazzo Callori negli ultimi decenni del XVII è quindi documentata, tuttavia, negli scritti che descrivono le distruzioni subite dal castello nel 1691 non si fa cenno a danni arrecati ad altri edifici di Vignale, si presume però che il palazzo, come la restante parte dell’abitato, abbia subito gravi danneggiamenti e che quindi, in seguito, sia stato ampiamente rimaneggiato.
Alcuni elementi compositivi classicheggianti presenti nel monumento, attribuibili a Francesco Magnocavallo, architetto che operò nel Monferrato verso la fine del Settecento (palazzo Callori Gonzaga a Casale e Chiesa dei SS. Felice e Bartolomeo a Vignale), fanno azzardare l’ipotesi che questi sia tra gli autori dei progetti ristrutturativi.
Il progetto del concorso
I disegni e le immagini di corredo illustrano il progetto di re-restauro che è stato proposto. Alcuni elementi qualificanti si possono così visualizzare negli schizzi preparatori autografi di Andrea Bruno