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Enzo Venturelli, profilo biografico

a cura di Eraldo Como in “Albo d’onore del Novecento - Architetti di Torino” – CELID 2002
A soli diciassette anni Enzo Venturelli frequenta già lo studio dell’ingegnere Arrigo Tedesco_Rocca, lo stesso studio presso il quale lavorò Ottorino Aloisio al suo arrivo a Torino. Dal 1936 alo 1940 collabora con diversi professionisti torinesi, tra i quali gli architetti Melis e Demunari.
L’avvio della sua autonoma, intensa attività si data all’inizio degli anni Quaranta. Tappe fondamentali sono le realizzazioni del teatro Principe (1945), demolito nel 1994, della sala da ballo Eden (1947-48), della casa-atélier dello scultore Mastroianni (1953-54), dell’acquario-rettilario al giardino zoologico di Torino (1957-60). Nell’arco di vent’anni e prevalentemente attraverso le citate esperienze, Venturelli percorre la propria originalissima concezione del fare architettura. Nel corso del primo decennio, a far capo dall’opera prima – il Teatro Principe – all’interno del filone compositivo razionalista, esaurisce un’esperienza che, pur nel rigore e nella sobrietà, rivela una particolare ricerca di sapore astratto ricca di nuovi ed autonomi elementi formali.
La volontà di collocarsi al di fuori dei rigidi schematismi, già presente nelle opere del primo decennio, porta Venturelli a sviluppare una ricerca tesa ad una forma di architettura fortemente individuale, quella che chiamerà “architettura dell’era nucleare” o “architettura atomica”. Con la casa-studio dell’amico scultore Umberto Mastroianni e con l’acquario-rettilario del giardino zoologico Venturelli concretizza i propri concetti spaziali delle dinamiche volumetriche, del gioco plastico e dell’asimmetria dinamica fondati “su una visione artistico-idealistica dell’architettura” che, con superficialità, da alcuni venne definita visionaria e stravagante.
Se i primi lavori passano quasi inosservati, con la realizzazione della casa Mastroianni, Venturelli riesce a suscitare l’attenzione e l’interesse di giornali e riviste di tutto il mondo. Mentre in Italia il giudizio critico di Zevi rappresenta quasi una scomunica, all’estero il generale apprezzamento colloca Venturelli tra i maggiori rappresentanti delle nuove correnti in architettura..
I contenuti del Manifesto dell’architettura nucleare e le utopie pianificatorie teorizzate nel libro Urbanistica spaziale costituiscono argomenti di discussione in tutta Europa e producono elementi di analisi e di critica negli ambiti dell’architettura e dell’urbanistica.
Purtroppo molta della ricerca di Venturelli non ha potuto concretizzarsi in opere ed è rimasta all’interno dei suoi progetti. Il patrimonio di “architettura disegnata” che ci ha lasciato costituisce comunque una fondamentale testimonianza delle grandi potenzialità della fantasia.